25 dicembre, perché proprio oggi è il giorno di Natale?

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25 dicembre, perché proprio oggi è il giorno di Natale?

(Martedì 25 Dicembre 2018)
Perché Natale è il 25 dicembre è domanda che sembra avere risposta ovvia, in realtà è complicata e antica. Non c’è solo la tradizione cristiana che ha indicato come questa sia la data di nascita di Gesù, cosa che nessun Vangelo conferma. Come quasi tutte le feste comandate, anche dietro al Natale ci sono un rito o una credenza antichi a partire dai festeggiamenti pagani per il sole che torna a trionfare dopo le tenebre del solstizio d’inverno.

Giusto per toglie qualche altra certezza Babbo Natale non è sempre esistito e anche sull’abete e l’agrifoglio ci sono versioni diverse da nazione a nazione.

NATALE

Il significato letterale della parola Natale è nascita. Ovviamente per la tradizione cristiana è il giorno della nascita di Gesù Cristo, ma c’era prima la rinascita del Sole nel periodo dell’anno in cui, dopo il solstizio d’inverno, si allungavano le giornate. La data poi non coincide con quella della nascita di Gesù, che nessuno conosce esattamente e non è citata nei Vangeli.

DIES NATALIS SOLIS INVICTI

Il latino Dies Natalis Solis Invicti è il giorno della nascita del sole non sconfitto. È questa la festa pagana che combacia, come data, con il Natale. Fra il 24 e il 25 dicembre il sole rinasce dopo le giornate più buie dell’anno attorno al solstizio d’inverno, fra 21 e 22 dicembre. Nello stesso periodo i romani celebravano i Saturnalia. Il dio Mitra si celebrava, nel terzo secolo dopo Cristo, proprio nella giornata del 25 dicembre, portato dall’imperatore Eliogabalo e dalla tradizione dell’Oriente. Fu l’imperatore Aureliano, nel 274 d.C., a consacrare invece il tempio del Sol Invictus. Negli stessi anni nella parte orientale dell’Impero si celebrava la nascita di Gesù il 6 gennaio.

336 D.C.

Il Cronografo del 354, un documento scritto sull’impero romano, dice che nel 336, la nascita di Gesù veniva celebrata il 25 dicembre. Solo nel 380 con l’editto di Tessalonica il cristianesimo divenne unica religione dell’impero e scomparve il culto del Sol Invictus.

TRADIZIONE CRISTIANA

Secondo quanto riportato dai vangeli Gesù nacque in una grotta di Betlemme da Maria che era andata nella città natale di Giuseppe per un censimento che gli storici identificano con quello del 6 d.C. disposto dal governatore romano Publio Sulpicio Quirinio nelle province di Siria e Giudea. Si parla di Erode che sarebbe morto nel 4 d.C.. Tutte date attorno a quello che consideriamo l’anno zero, che è una convenzione storica.

La tradizione del presepe (legato a San Francesco quindi al 1200) ricostruisce quanto raccontato dagli evangelisti con il bimbo deposto in una mangiatoia, i pastori in adorazione, che saprebbero più di primavera che di inverno anche se siamo in Medio Oriente, chiamati dagli angeli. Il vangelo di Luca lo racconta al capitolo 2, come quello di Matteo. I vangeli apocrifi, esclusi dalla Bibbia, riportano invece i particolari di bue e asinello a scaldarlo, come i nomi dei Magi.

NON SOLO 25 DICEMBRE

Per cattolici, protestanti e ortodossi che seguono il calendario gregoriano è questa la data del Natale, ma la chiesa armena apostolica lo festeggia il 6 gennaio e si va al 7 gennaio per gli ortodossi con il calendario giuliano. Oliver Cromwell nel Seicento lo cancellò dalla tradizione anglicana. Il Papa celebra la messa nella notte fra 24 e 25 dicembre. È alla mezzanotte che nasce il Salvatore. A mezzogiorno la benedizione Urbi et Orbi, alla città e al mondo, da parte di papa Francesco.

GLI ALBERI DI NATALE

Esiste da sempre la tradizione degli alberi sempreverdi come capaci di tenere lontani spiriti maligni e streghe e degli alberi ornati sacri agli dei. L’idea di decorare l’albero verrebbe dalla Germania. Si dice che Martin Lutero sia stato il primo a mettere candele sugli alberi. La tradizione sarebbe quindi associata al protestantesimo. Dall’800 è abituale in Germania e nel 1900 è arrivato nel resto del mondo.

Altra tradizione riporta la nascita dell’uso moderno dell’albero di Natale a Tallinn, in Estonia nel 1441. Un grande abete fu eretto nella piazza del Municipio. Attorno a questi giovani scapoli, uomini e donne. Una cronaca di Brema del 1570, racconta di un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.

In Gran Bretagna lo portò il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, marito della regina Vittoria. Da qui si diffuse in tutto il mondo anglosassone. In Italia lo avrebbe portato la regina Margherita che lo avrebbe visto frequentando le altre corti e la nobiltà europea. Ne addobbò uno nella seconda metà dell’Ottocento al Quirinale.

IL BACIO SOTTO IL VISCHIO

Secondo i druidi, i sacerdoti dei Celti, il vischio aveva un grande potere, in quanto pianta aerea che vive attaccata al tronco degli alberi, senza toccare terra, come gli dei che vivono in cielo. Secondo i vichinghi invece era associato alla dea Freya, protettrice dell’amore e degli innamorati, e una tra le spose di Odino, re degli dei. Come sempre con i vichinghi c’è lo zampino del cattivo Loki che con il vischio, unica cosa a cui non era immune, fece colpite Baldr, figlio di Freya. Lei pianse sul cadavere del figlio, le sue lacrime diventarono le bacche bianche del vischio e Baldr tornò in vita. Da allora ringrazia quanti si baciano sotto il vischio con la protezione dell’amore.

SAN NICOLA

Il primo e unico Babbo Natale è il vescovo Nicola. Nato verso il 270 a Pàtara in Licia, la regione dell’odierna Turchia dove si trova Antalya, fu eletto vescovo di Myra e divenne presto un personaggio in odore di santità. L’agiografia ricorda anche come abbia placato una tempesta in mare, resuscitato tre scolari uccisi da un oste, salvato tre sorelle dalla prostituzione donando al padre tre sacchetti d’oro da usare come dote. Quando il vescovo muore, il 6 dicembre, alla tomba di Myra i fedeli arrivano da ogni dove e il luogo diventa presto una meta di pellegrinaggio riconosciuta. Le spoglie, per la maggior parte sono a Bari, perché un gruppo di marinai baresi andò a recuperarle nella Turchia ormai non più cristiana nel 1087.

I REGALI

Non si sa quando furono consegnati i primi regali in nome del vescovo. Forse in Francia nel XII secolo. Si ricorda a Strasburgo nel 1480 un benefattore che il 6 dicembre vestiva i panni di San Nicola e faceva doni ai bambini. Secondo la tradizione dei Paesi Bassi, Sinterklaas vive in Spagna tutto l’anno e annota sul suo libro rosso quello che di bene o male fanno i bambini. A novembre è pronto a partire insieme al suo aiutante, Zwarte Piet, un piccolo servo moresco, arriva al porto di Amsterdam e poi la notte del 5 dicembre cavalca i cieli distribuendo i suoi regali. Un Babbo Natale buono, ma non solo, perché il suo aiutante ha un sacco abbastanza grande per portar via i bambini capricciosi.

ROSSO COCA COLA

Portato dagli olandesi a Nieuw Amsterdam (New York) ancora con le fattezze del vescovo, San Nicola, Santa Claus ritorna non più vestito di verde (come anche lo spirito del Natale presente del Canto di Natale di Dickens), ma di rosso, versione Coca Cola, pienotto e con la barba. Ha la slitta trainata dalle renne. Appare così in una pubblicità della Coca Cola nel 1931 grazie alla penna dell’illustratore Haddon Sundblom. Anche il trasferimento al Polo Nord (o nella vicina Finlandia, dove ha anche il suo ufficio postale) è dato dal fascino per i ghiacci artici che si stavano esplorando fra fine Ottocento e inizio Novecento e che tanto si abbinavano al periodo invernale in cui arriva da noi Babbo Natale.

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