titolo : ALESSANDRO BARICCO A VANITY FAIR: «IL MOVIMENTO 5 STELLE SI ESTINGUERÀ E LA MINACCIA DEL SOVRANISMO È ESAGERATA»
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ALESSANDRO BARICCO A VANITY FAIR: «IL MOVIMENTO 5 STELLE SI ESTINGUERÀ E LA MINACCIA DEL SOVRANISMO È ESAGERATA»
ALESSANDRO BARICCO A VANITY FAIR: «IL MOVIMENTO 5 STELLE SI ESTINGUERÀ
E LA MINACCIA DEL SOVRANISMO È ESAGERATA»
Milano, 10 ottobre 2018 - «I giornali stanno morendo», sentenziava giorni fa il vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio. Alessandro Baricco prevede ben altre estinzioni, e ne parla sul numero di Vanity Fair in edicola dal 10 ottobre, in un'intervista sul suo nuovo saggio, The Game. Che parte da un ribaltamento del punto di vista: la rivoluzione digitale non ha cambiato noi, siamo noi che, essendo cambiati, abbiamo creato gli strumenti tecnologici che ci servivano; non siamo vittime degli smartphone, dei social network, dell'intelligenza artificiale e via dicendo, siamo noi che abbiamo voluto essere «umani aumentati». The Game è appunto questa nuova civiltà, figlia degli «smanettoni» che nella California degli anni '70 giocavano a Space Invaders, perché è con i primi videogame che è nata la «postura uomo-tastiera-schermo».
«Detesto i social network», dice Baricco a Vanity Fair, «ho un antico modello di iPhone – odio gli aggiornamenti – e posso lasciarlo in un'altra stanza senza sentirmi perso. (…) Sono uno che vive nel '900 ma penso nel Game. I miei libri, anche i primi, ho scoperto che sono dei videogiochi. (…) Dall'arrivo dell'iPhone in poi, possiamo dire, nulla ha più avuto serie possibilità di sopravvivenza se non aveva certe caratteristiche adatte alla nuova civiltà, le caratteristiche dei videogame. Parlo di design piacevole, aumento progressivo delle difficoltà, il fatto che si impara giocando, il guadagnare un punteggio... Ecco: The Game, come il mio primo romanzo, Castelli di rabbia, le soddisfa tutte».
Essere contemporanei non significa occuparsi di tecnologia e un esempio, spiega Baricco, è il metodo della sua scuola: «Qui alla Holden siamo in una scuola, ma non è la scuola tradizionale, e non perché ci siano più computer o lavagne elettroniche (…) ma perché ci sono le caratteristiche del Game: movimento, apertura, scambio. A differenza della scuola di oggi in Italia, una fortezza del '900 che abbiamo lasciato intatta: si basa su un concetto di ordine, di linearità. Ci si va ogni giorno, per un certo orario, si sta al banco, si studiano certe materie, nessuna in comunicazione con le altre, si eseguono esami, si sta con lo stesso gruppo per anni. Non insegnano gli skill necessari a giocare nel Game. Mio figlio ha mezza giornata impegnata a scuola, e una sola ora al giorno per giocare ai videogiochi».
E sbaglia, sostiene nell'intervista a Vanity Fair, chi vede le nuove generazioni come minacciate dal bombardamento di fake news: «Le informazioni che recepiscono i miei figli vengono da più élite, e molto diverse tra loro: possono scegliere. Quelle che ricevevo io venivano da una sola élite, economica o politica. (…) Dopodiché c'è un 50 per cento di informazione meno attendibile e i miei figli sanno perfettamente riconoscerla: hanno imparato giocando, come succede nei videogiochi. Per prove ed errori. Sanno benissimo la differenza tra il padre e uno youtuber: li consumano entrambi, prendono quello che piace loro di più, e il più bravo se lo portano via. (…) Se non altro adesso c'è competizione: si devono dare da fare per portarsi via il cervello dei miei figli. Mentre invece ai miei tempi portarsi via il mio cervello era un puro e semplice esercizio di potere: chi aveva potere se lo portava via».
Di Maio sostiene che le fake news sono in realtà fabbricate dai giornali, ed è per questo che nessuno li legge più. A Vanity Fair Baricco spiega invece che a essere superato è il programma «novecentesco» del Movimento 5 Stelle – l'ostilità all'Europa, la difesa del lavoro fisso, i negozi chiusi la domenica: «Il caso dei 5 Stelle è interessante perché partivano da un'insurrezione digitale che aveva anche alcune buone idee alla base, ma oggi è molto diverso, in più c'è l'alleanza con la Lega. Se quelle idee iniziali verranno riprese da altri soggetti che riusciranno a realizzarle meglio, funzioneranno meglio nel Game. (…) Il Movimento si estinguerà, come il BlackBerry: non era all'altezza della rivoluzione che lui stesso aveva messo in moto».
Il sovranismo, la Brexit, il muro in Messico, i porti chiusi «sono forzature del Game, fatte da chi è rimasto indietro. Gente che ora si ribella: non ha avuto quello che voleva. Quindi è salita sulla nave ma ora cerca di cambiare rotta. Io li chiamo gli "ammutinati del Game", e l'esempio più chiaro è Trump. Tra troll russi e tweet, sta nel Game. Poi però parla di dazi, di muri».
Ma dire che il sovranismo porterà alla guerra, sostiene Baricco, è fare terrorismo: «Bisogna considerare», spiega a Vanity Fair, «che le élite novecentesche sono sotto scacco, attraversano la loro più grande crisi. Come tutti quelli che sono a un passo dall'estinzione, ricorrono a qualsiasi mezzo. Lo spauracchio della crisi finanziaria, della guerra, del fascismo sono fantasmi da agitare perché non sanno più come difendersi (…). Il Game, in Occidente, nasce con l'antidoto alla guerra nel Dna. Quando si trattò di decidere sull'atomica, probabilmente a quel tavolo, a scegliere che forse era meglio lasciare perdere, erano in 40. Oggi quanti sarebbero? Milioni? Non è semplicemente possibile. Mio figlio a fare la guerra per Salvini non ci va, ve lo assicuro».
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