titolo : COMMEMORATI I DUE MINATORI ANGELONE E COLANGELO DI CASTELVECCHIO SUBEQUO, A CAIAZZO, DOPO 61 ANNI DALL'ESPLOSIONE DELLA GALLERIA
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COMMEMORATI I DUE MINATORI ANGELONE E COLANGELO DI CASTELVECCHIO SUBEQUO, A CAIAZZO, DOPO 61 ANNI DALL'ESPLOSIONE DELLA GALLERIA
CASTELVECCHIO SUBEQUO - Il tempo non ha cancellato e non cancellerà la memoria dei due minatori che hanno perso la vita durante i lavori nella galleria denominata "Spoleto", nel tratto ferroviario Napoli-Piedimonte, il 21 maggio 1957. Si tratta dei compianti Pasquale Colangelo e Pietro Angelone. Entrambi, a soli 37 anni, lasciarono, inconsolabili i propri piccoli, Gianna Colangelo, oggi medico; i fratellini Francesco ed Elpidio Angelone; le consorti Emma, in vita ma non presente alla cerimonia per gli acciacchi dell'età, Nina, defunta anni fa.Due donne coraggio che hanno cresciuto con grande dignità i propri adorati figli.L'Amministrazione comunale di Caiazzo ha intitolato il piazzale della propria stazione ferroviaria e deposto una lapide a ricordo delle due vittime sul lavoro. La commovente cerimonia di scoprimento delle epigrafi si è svolta domenica 8 aprile. Sono intervenuti: i familiari dei due minatori; i due sindaci, Tommaso Sgueglia di Caiazzo e Pietro Salutari di Castelvecchio Subequo con le rispettive amministrazioni; i rappresentanti della Prefettura di Caserta e dell'Ente Autonomo Volturno (EAV), gestore dei servizi ferroviari. Numerose le testimonianze di affetto e di memoria da chi ha vissuto quei tragici giorni. Almeno un centinaio i cittadini arrivati da Castelvecchio Subequo, fra amici e parenti.
In quel periodo, durante il corso dei lavori, negli anni cinquanta, erano numerosi i minatori di Castelvecchio Subequo che lavoravano in quella galleria ferroviaria ed abitavano proprio nel centro campano con i propri nuclei familiari. Era il periodo della ricostruzione post bellica, alla vigilia di quel boom economico che avrebbe interessato il nostro paese negli anni '60.
Si trattava di persone, originariamente di estrazione contadina, che erano riuscite magari miracolosamente vive dalla guerra come soldati, e, nei panni di minatore, doveva ancora sottoporsi ai rischi di lavori pericolosissimi, per un futuro migliore dei figli e per realizzare opere infrastrutturali fondamentali, per lo sviluppo socio-economico del nostro Paese, di cui le nuove generazioni dovrebbero tenere in debita considerazione.
La galleria esplose a causa del micidiale gas naturale di miniera "grisù", inodore. Una miscela composta in preponderanza da metano, altamente esplosivo, causa di tanti mortali incidenti minerari in varie parti del mondo, anche per mancanza di sistemi di prevenzione che si sono resi più adeguati solo più avanti nel tempo. Per Pietro e Pasquale non ci fu nulla da fare, i compagni di lavoro riuscirono ad estrarre vivo solo Italo, altro minatore castelvecchiese che riportò gravi postumi.
Presente la Corale Padre Mario, diretta da Riccardo Pezzopane, della comunità subequana, per espresso desiderio dei familiari delle vittime, per far condividere una giornata memorabile nell'animare le celebrazioni: civile di presentazione dell'epigrafe nel piazzale antistante la stazione; religiosa, durante la messa a suffragio nella locale chiesa di S. Nicola De' Figulis.
Giovanni Pizzocchia
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